Lido Adriano, dai pregiudizi al riscatto sociale e culturale

Voglio spezzare una lancia per Lido Adriano, che molti dei miei concittadini ravennati, eleganti o cafoni che siano, continuano a percepire come una “terra di nessuno”, di cui diffidare e stare alla larga. Io invece ne parlerò bene e fra qualche riga vi dico perché, intanto però qualche ragionevole premessa.

La località, in effetti, ha una storia complicata alle spalle – nonostante il nome dalle nobili reminiscenze letterarie dantesche –, a partire dalle origini sospette di speculazione edilizia. Lo sviluppo economico di un territorio selvatico: al posto di dune e lagune, condomini e villette, strade e alberghi in riva al mare, cresciuti in notevoli dimensioni e in fretta, miraggio di un nuovo e moderno villaggio turistico della riviera. Ancora oggi, Lido Adriano appare come spazio di confine, dall’identità mutevole: quartiere periferico, località balneare, luogo ibrido in cui sono stratificate ondate emigranti, dall’Italia e dall’estero. Un po’ come la Darsena, il Lido è un melting pot e con quel quartiere storico – popolano e legato al mare – condivide i problemi di una convivenza cosmopolita, ma anche i pregiudizi sulla sua vivibilità; duri a morire, ghetti mentali più che reali.
La località, soprattuto d’estate, è animata e frequentata da turisti (forse più di altri lidi limitrofi, anche grazie ad una intraprendente Pro Loco), gode di buoni servizi socio-sanitari e scolastici e di una vivace attività culturale, educativa, di animazione.

A questo proposito volevo accennare al bel progetto intitolato “Grande Teatro di Lido Adriano”, frutto della collaborazione tra il Cisim e il Teatro delle Albe/Ravenna Teatro. Il Cisim da anni è un punto di riferimento con i suoi spettacoli, i concerti, gli incontri e i laboratori, per tanti residenti del Lido, a partire soprattuto dai più giovani, Ma con una frequentazione anche oltre i confini della frazione ravennate, grazie all’impegno di Lanfranco “Moder” e Federica Vicari e di tanti altri volontari e amici.
«Lo spunto nasce dall’osservazione della comunità di artisti, frequentatori di laboratori, spettatori, operatori culturali – rivelano i tanti promotori e collaboratori dell’iniziativa – che in questi anni s’è consolidata attorno alle attività del Cisim e alle proposte gestite dalla cooperativa Librazione in questo territorio. Il progetto sta prendendo forma in questi ultimi mesi del 2022 grazie ad un gruppo di una cinquantina di protagonisti, professionisti e non».
Si tratta di un mosaico (il riferimento è alla vocazione originaria della struttura che ospitava laboratori per aspiranti  mosaicisti provenineti da tutto il mondo) formato da attori, artisti visivi, musicisti e danzatori che parteciperanno alla creazione dello spettacolo. Testo e struttura scenica dello spettacolo sono in fase di composizione – e sarà animato da persone di tutte le età. Il debutto dell’evento è previsto tra fine maggio e inizio giugno 2023. Ovviamente ne riparleremo su queste pagine.

A questo punto sarebbe giusto rivalutare, per la candidatura di Ravenna Capitale Europea della Cultura, l’invito fatto nel 2014 alla commissione giudicatrice di visitare Lido Adriano e la Darsena. Chi disse che, invece di mostrare gli splendidi mosaici bizantini, l’indicazione delle periferie cittadine fu una scelta suicida destinata alla sconfitta non aveva capito proprio nulla. Di certo ignorava che i termini in gioco della sfida erano proprio la rigenerazione urbana e sociale e il riscatto culturale.
È evidente che nel 2016 la frettolosa archiviazione del dossier “Ravenna 2019” elaborato dopo una lunga e vasta attività ideativa e partecipativa fu una stupidaggine: fortuna mente certi processi anticipatori e visionari, spesso riemergono “dal basso” germinando positivi frammenti di futuro, indipendentemente da opportunismi politici e miopie benpensanti.

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